Evitare il flop della fase 2 senza farsi strozzare dalle commissioni
I dieci passi che ti permettono di non fallire, nonostante le nuove (e assurde) regole, le commissioni strazianti e la paura.
Secondo un’indagine Fiepet la fase due sarà difficile per l’80% di bar e ristoranti.
“Complessivamente il 71,3% fa un bilancio negativo o molto negativo di queste prime settimane di apertura.”
Inoltre, facile.it ha condotto un sondaggio dal quale è emerso che il 54,5% delle persone non mangerà ancora fuori perché non si sente al sicuro, e un’altra grande percentuale appartiene agli indecisi.
L’Huffpost invece riporta un calo del fatturato di circa il 70% per i ristoranti che hanno riaperto, confrontandolo alla situazione pre-lockdown.
Si legge nell’articolo: “La Fipe ha sottoposto un questionario ai suoi iscritti in cui invita a tratteggiare un bilancio di primi giorni di riapertura. Bar e ristoranti si sono ritrovati di colpo con il 70% dei clienti in meno. Una brutta botta, tanto che per 3 esercenti su 4 i primi giorni di ripartenza sono assolutamente da bocciare. Il dato però ancora più negativo è il cosiddetto sentiment”
Per dirla in modo più diretto: oggi un ristorante rischia seriamente di abbassare la saracinesca per non riaprirla più.
Come continuare a lavorare?
Come poter continuare a lavorare con il blocco del turismo e la paura delle persone ad uscire?
La risposta sembra semplice: facendo consegne a domicilio e servizio d’asporto.
Le consegne hanno una serie di lati positivi: ti permette di vendere senza avere persone nel ristorante, assicurandosi il mancato guadagno dato dalle nuovi limitazioni.
Allo stesso tempo, però, organizzare la consegna può sembrare difficile.
Nelle grandi città ti devi porre il problema della zona di consegna, in tutte le città devi organizzare gli orari, in modo da non fare ritardi e non peggiorare le cose.
Quando inizi a pensare a tutto questo sale la voglia di alzare il telefono chiamare una delle app di delivery e “chiedere aiuto”.
Ma attento, perchè potrebbe essere una mela avvelenata.
“Considerando la grande incidenza della tariffa del servizio di Food Delivery con il quale collaboro, che è del 25% + IVA” – ha raccontato a Fanpage.it il gestore di un noto locale ad Avellino – “ho dovuto alzare i prezzi del mio menu di circa il 15%. Certo, continuo a perderci e per me è più conveniente che la gente venga ad acquistare direttamente al ristorante” – continua – “ma solo in questo modo riesco a far quadrare i conti.
Il gioco non vale la candela, soprattutto se il delivery serve da sostituto di quei tavoli che non puoi più tenere in sala.
Come fare, allora?
Non ho scritto tutto questo perchè tu debba sentirti scoraggiato e senza alternative.
Al contrario, voglio raccontarti di come sia possibile attivare il delivery SENZA essere sommerso dalle commissioni.
A proposito, se devi scegliere un servizio di delivery e/o asporto scarica l’ebook “10 caratteristiche + 1 da pretendere da un servizio di delivery”.
Cliccando su questo link qui sotto invece potrai prenotare una video chiamata personalmente con me. Faremo una chiacchierata, in amicizia e tu saprai di poter contare su una cosa: non cercherò mai di venderti a tutti i costi qualcosa.
Non hai davvero nulla da perdere, ti aspetto.